Pubblicato  5 anni fa
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Moa Zhandehrazmi ci racconta la sua esperienza di atleta e allenatore

Aldo Mazzucco, Personal e Group Trainer con oltre trent'anni di esperienza e imprenditore sportivo, ci aiuta a conoscere meglio gli Istruttori di Sport Town.
Chi già frequenta Sport Town lo sa, per noi il più grande valore è quello umano; sono i nostri trainers, con la loro preparazione e la loro capacità di comunicare con le persone per capire le loro necessità, a rendere il nostro Club unico nel suo genere.
Per illustrare meglio la nostra filosofia, abbiamo deciso di lasciar parlare direttamente chi ogni giorno è in sala a mettere la propria passione a servizio di chi desidera stare meglio attraverso il movimento.

L'ospite di oggi è una pietra miliare del Club di Sport Town, il trainer e master trainer Moa Zhandehrazmi.
Moa è uno dei trainers più apprezzati, sia per la vastità della preparazione che per l'attenzione alla componente umana; a detta del gruppo degli Sport Towners, un elemento in grado di portare equilibrio e armonia nel team.

Aldo: Il tuo curriculum sportivo è impressionante per la varietà di differenti discipline nelle quali hai raggiunto prestigiosi risultati a livello internazionale. Parlaci del tuo passato come atleta. Come si fa a primeggiare in discipline così tanto diverse tra loro?

Moa: I primi sport che ho praticato sono stati nuoto e lotta libera ed entrambi sono fortemente legati alla tradizione della mia terra, la Persia.

Con la lotta libera devo dire che ho raggiunto buoni risultati e ciò che mi piaceva è quanto mi facesse sentire forte, l'importanza che mi dava: mi sentivo un campione! È che non lo sentivo mio totalmente e dunque ho deciso di investire maggiormente sul nuoto, ottenendo anche qui le mie soddisfazioni con le gare di life saving.

Partecipando a questi contest di salvamento si è delineato il passo successivo del mio percorso: vedevo questi ragazzi che uscivano in barca ed erano fortissimi, in particolare mi aveva affascinato una canoa particolarissima, diversa dalle altre, in cui l'atleta dentro sta seduto in ginocchio e rema da un solo lato.

Stare fermo non è per me: all'età di 18 anni decisi di presentarmi alle selezioni per la canoa, dove fui fortemente scoraggiato. Già ad un primo sguardo risultavo troppo basso, avevo un'età troppo avanzata per iniziare; anche il ragazzo che avevo visto andare in canoa mi consigliò di lasciar perdere, mi disse che erano ormai sette anni che praticava e già solo per prendere l'equilibrio ci sarebbero voluti sei mesi, un anno per remare dritto. Allora decisi di prendere l'equilibrio sulla barca in una settimana, e lo feci.

La canoa mi ha accompagnato per un bel po', con lei ho anche partecipato ai Giochi Asiatici e mi sono preparato anche per le Olimpiadi di Pechino, alle quali però non ho potuto partecipare. Sono stato anche trainer nel frattempo e ho capito quanto mi piacesse allenare!

È una carriera, la mia, ricca di salite, discese e piccole curiosità.

Aldo: Come si fa a primeggiare in discipline così tanto diverse tra loro?

Moa: È questione di forza di volontà, bisogna decidere e poi fare. Io poi sono mosso dalla curiosità, dalla voglia di sperimentare.


Aldo: Quali differenze nella cultura sportiva ci sono tra l’Italia e la Persia?

Moa: Parlando di atleti professionisti, la grande differenza è che in Persia ciò che va per la maggiore sono gli sponsor e la forte motivazione-pressione che si fa agli atleti, è così che si arriva al successo e gli atleti sono fortemente incentivati. Qui in Italia invece ciò che fa la differenza è la passione, è quello che porta a livelli alti.

Per quanto riguarda le persone normali che si allenano, posso dire che è una realtà talmente diversa come contesto e cultura che è praticamente impossibile fare un paragone. Una curiosità sull'Italia rispetto al resto del mondo, però, è che rispetto alla Francia abbiamo circa il doppio delle palestre ma la metà delle persone che praticano.

Aldo: Tuo figlio Gabriele quanti anni ha? Quale educazione sportiva gli stai dando?

Moa: Gabriele compie cinque anni a settembre.
L'educazione fisica per me fa parte dell'educazione generale di mio figlio e con la mamma, mia moglie, cerchiamo di trasmettergliela in modo semplice ma efficace. A me lo sport ha cambiato la vita e tramandare questo valore per me è importante perché fa star meglio, migliora la vita.


Aldo: Il tuo passato come allenatore è anch’esso ricco di risultati, ce ne vuoi parlare?

Moa: Come dicevo, mi sento davvero a mio agio nella dimensione dell'insegnamento. Ho iniziato ad approcciarmi al training insegnando nuoto a 16 anni e mi ha regalato grandi soddisfazioni.

La soddisfazione più grande è arrivata quando ho lasciato canoa e mi hanno proposto di creare una squadra, così ho iniziato le mie selezioni per scegliere 200 ragazzi, per trovare i talenti che avrei fatto crescere; di questi ragazzi 10 vennero scartati a livello scientifico, ma a me piacquero molto a livello empatico e così ho deciso di tenerli ed allenarli.
Dieci anni dopo, tre di loro cambiano il record di canoa canadese che è rimasto fermo per quasi otto anni e quattro di loro sono grandi atleti: questo è qualcosa che non dimenticherò mai.


Aldo: Ti conosco da 5 anni e ho visto un cambiamento nel tuo approccio all’insegnamento e al tuo modo di aiutare le persone. È una mia impressione o c’è stato un percorso che ti ha portato a vedere la nostra professione in maniera diversa?

Moa: Sicuramente, oggi dopo 5 anni ho più esperienza acquisita grazie alle molteplici attività che ho organizzato ed eseguito e ai collaboratori che ho incontrato; conosco meglio la lingua italiana quindi riesco a comunicare meglio con tutti.
Da sempre il mio principale obiettivo come uomo e allenatore è aiutare le persone a stare meglio con se stessi, l'attività sportiva nasce dallo spirito e vive nel corpo.

Aldo: Hai fortemente voluto che Sport Town diventasse per i Trainers più di una palestra dove svolgere lezioni collettive oppure allenare i propri clienti. Ipotizzavi un Club che fosse un laboratorio di condivisione e ci hai spinti a realizzare la Sport Town Academy. Ce ne vuoi parlare?

Moa: Ho sempre sognato di avere un'accademia dello sport e scienze umane con una squadra di maestri allineati e competenti.
Oggi esiste l'accademia di Sport Town che ha come obiettivo quello di dare a tutti i professionisti del settore un'opportunità di crescita umana e professionale attraverso i corsi di formazione e gli stage, inoltre la stessa Accademia, per gli utenti di Sport Town, è fonte di nuove attività e metodi di allenamento di alta qualità.


Aldo: Lo scorso autunno sei tornato a collaborare con Sport Town dopo una pausa di qualche anno. Che ambiente hai trovato?

Moa: Ho trovato Sport Town come sempre una palestra luminosa, ampia, unica per la sua storia affascinante della pista del Lingotto e con ampie possibilità di crescita e miglioramento, unica nel suo genere.

Aldo: Un'ultima domanda: qual è la tua filosofia del movimento e come si concilia con la mission di Sport Town?

Moa: Io penso che l'attività fisica nasca per dare benefici psicofisici. La mission di benessere di Sport Town concilia con la mia.
Ciò che cerco di fare ogni giorno è portare i principi dello sport nella vita quotidiana; questi principi sono la forza, la potenza, la resistenza, la flessibilità e l'equilibrio. I primi quattro elementi, se sono slegati tra loro, non sono sufficienti: serve il giusto equilibrio tra ognuno di loro.

Ci vediamo a Sport Town!

Moa e Aldo

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